BIANCA
Sono bianca
con antenati bianchi
anche se segretamente
potrei forse possedere
qualche goccia di sangue indio.
Nella mia vita ho amato
solo uomini bianchi
che parlavano
le lingue dei bianchi,
ho due figli bianchi
che da bambini
erano pelle di giglio.
Per la luce che emana
mi piace il nome Bianca
e sono consapevole
che tra noi bianchi nessuno
chiamerebbe
la propria figlia Marrone.
Ho cose che hanno molti bianchi
anche se non tutti:
un lavoro, un’auto
un tetto sopra la testa
qualche modesto risparmio.
Come molti bianchi
che hanno il cibo in tavola
ho un patrimonio
di gioie effimere
e dolori inutili
alla sopravvivenza quotidiana.
In quanto bianca sono consapevole
di essere privilegiata
anche se nelle donne
il privilegio differisce
da quello degli uomini.
Appartengo al mondo dei bianchi
con la stessa naturalezza
con cui un migratore
appartiene al suo stormo.
Sebbene provi orrore
e profondo dispiacere
non mi sento responsabile
per le atrocità dei bianchi
nei secoli passati:
non sono Dio
e non posso cambiare le cose.
Non mi vergogno
del colore esterno dei bianchi
mi vergogno spesso di quello interno
quando il sangue si fa nero
per rapina della vita altrui
in ogni modo e forma
giustificando il furto
con l’assenza di biancore.
Non gioisco
del colore esterno dei bianchi
gioisco di quello interno
quando il sangue fiorisce
per aiuto , amore, giustizia
nel nome di una razza senza colore.
L’ORDINE
A volte del futuro
ho un bisogno impellente e semplice
come il pesce dell’acqua
e gli uccelli del cielo.
Quei giorni faccio ordine
e sono molto meticolosa:
via le zavorre del passato
perché la vita che verrà
abbia spazio in abbondanza.
Questo non mi serve
quest’altro nemmeno,
via il vestito diventato vecchio
la giacca troppo stretta
la borsa fuori moda
la sciarpa sbiadita
e quel che è rimasto
di una vita non più mia.
Miei cari testimoni del passato
il futuro mi aspetta
dovete andarvene.
Ma sempre,
prima di chiudere il sacco
delle cose da gettare,
la mano da sola
segue un pensiero
di luce, di ombre
una visione nitida
e riprende qualcosa
che non servirà mai più
ma contiene un ricordo
così potente
da chiudere la gola.
Quando ci baciavamo,
per esempio.
OGNI INSAZIABILE FAME
Una volta pensavo
che le parole avessero fame
e leggerle e scriverle
fosse l’unico modo
per nutrirle a dovere.
Sono stata una bambina
piuttosto indaffarata
e ho dato da mangiare
a una grande quantità di nomi
aggettivi verbi pronomi e avverbi.
Non saprei dire
qual è stato il momento preciso
in cui mi sono accorta
di essere io
ad avere fame di parole
forse la prima volta
in cui mi sono innamorata
e ho desiderato
le parole di un uomo.
Sono stata spesso felice.
Oggi chi negli anni
è più avanti di me
sostiene che tutto torna
al punto di partenza
e che l’ultima parola
sarà muta
come eravamo muti
prima di nascere,
prima di quel grido
che ci ha consegnato alla vita
e a ogni insaziabile fame.
Anna Spissu. Poetessa e scrittrice è nata a Chiavari, vive e lavora a Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia Il rumore del tuono, Manni, 2002; L’Amore imperfettibile, Gammarò 2010 (premio Firenze Europa 2010); La vita trasparente, e-book Amazon 2014; Parole per un addio, e-book Amazon 2014; Milonghe del Nord, Gammarò 2015; Lettere da Atlantide, Caosfera 2019; i romanzi Il pirata e il condottiero (I ed. Corbaccio, 2008, II ed. Liberodiscrivere 2013 – vincitore del premio Tular 2008, finalista al Premio Casinò di Sanremo Libro del Mare 2009); Lowelly il Mago, Betelgeuse, 2013.
Suoi racconti e poesie sono presenti in antologie e riviste e hanno ampia diffusione nel web.
Sito web: www.annaspissu.it
Pagina fb https://www.facebook.com/anna.spissu.9
(In copertina: foto di Iole Cianciosi)